Ansiolisi: cos’è, quando e come è consigliabile usarla

La paura del dentista non è qualcosa che si può ignorare o, forse ancor più gravemente, sottovalutare. Benchè la paura di cure odontoiatriche sia qualcosa con cui molti convivono da tanti anni, questo non la rende certamente meno invasiva durante una visita o un intervento. Quello che infatti si tende a trascurare o ignorare è la crescente problematica che la suddetta paura può creare. Ovvero in sede di un’operazione più o meno complessa. Ecco allora che diventa sempre più importante cercare di affrontare il problema.

Recentemente, in parallelo al riconoscimento dell’importanza che questa paura può creare, si è cercata una soluzione che pare essere stata riscontrata nella pratica nota come ansiolisi. Come probabilmente molti sapranno, gli ansiolitici sono una categoria specifica di farmaci che intervengono su problemi quali l’ansia, l’angoscia o la paura. Tutti stati d’animo che i più sensibili possono aver sperimentato proprio durante o prima una seduta odontoiatrica. L’ansiolisi non è un metodo invasivo e neppure pericoloso, ma di cosa si tratta e come può essere somministrata?

Ansiolisi: la cura della paura e il benestare del paziente

Prima di tutto è bene chiarire che l’odontoiatra è perfettamente in grado di eseguire l’ansiolisi su un paziente. Un odontoiatra sedazionista, infatti, non è un anestesista e le due pratiche non sono uguali né si sovrappongono. L’ansiolisi è quella pratica facilmente associabile all’utilizzo del protossido d’azoto, di cui abbiamo già parlato. Il paziente sottoposto ad ansiolisi resta cosciente, benchè alcune delle sue reazioni possano essere meno immediate proprio a causa dello stato di rilassamento a cui è sottoposto. Al contrario un’anestesia è una totale perdita della coscienza durante l’intervento: si tratta di qualcosa di completamente diverso.

Seconda la legge LM 46, quella che regola la didattica della laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria, un odontoiatra deve essere perfettamente in grado di prendersi cura non soltanto della salute dei denti dei propri pazienti ma anche essere istruito nelle tecniche di controllo dell’ansia e del dolore, nei limiti consentiti dall’odontoiatria. Questo vuol dire che l’ansiolisi non è soltanto un diritto del paziente. E’ anche un dovere del medico odontoiatra, in quanto è sua responsabilità anche la salute e tranquillità mentale dei propri pazienti.

L’ansiolisi può essere somministrata sia tramite pillole per via orale (benzodiazepine) che per via endovenosa, a seconda del tipo di paziente e del tipo di approccio più indicato secondo l’odontoiatra.

Chi può beneficiare dall’ansiolisi?

Stabilito che l’ansiolisi non è soltanto qualcosa di cui nessuno dovrebbe avere paura o vergognarsi. Anzi, è una pratica che il medico stesso deve essere in grado di proporre per salvaguardare il proprio lavoro e la salute mentale dei propri pazienti. Viene spontaneo chiedersi chi siano i pazienti meglio predisposti a tale pratica. Prima di tutto può essere utile a pazienti ad alto rischio, non soltanto anziani o i più piccoli. Persone con disturbi che non possono obbligare il proprio corpo all’immobilità durante l’intervento dell’odontoiatra possono beneficiare dall’ansiolisi per la propria sicurezza, oltre che tranquillità.

E’ altresì consigliato l’uso di questa pratica per interventi particolarmente lunghi, che potrebbero mettere alla prova anche le menti più calme. La cura della paura interviene infatti anche sul fattore tempo, importante quasi quanto l’intervento stesso. Maggiore la sua durata, maggiore la possibilità di complicazioni a livello psicologico o della perdita del controllo della propria paura. La calma è la virtù dei forti, naturalmente, ma non tutti siamo così forti quando si arriva a parlare di odontoiatria e di denti!

Per poter applicare l’ansiolisi non possono mancare, infine, la necessaria strumentazione rianimatoria ed un’eventuale assistenza respiratoria. Si parla tuttavia di complicazioni davvero rare, che possono incorrere in casi eccezionali. e che comunque possono essere evitate grazie ad un attento studio e monitoraggio del paziente da parte del professionista.

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    2020-07-06T10:37:44+02:00
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